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Invito ad un incontro



Intervento nel corso del seminario :”Tra letteratura e psicologia” del 24.05.2012
a cura di Marta Livio
video intervento di Elisa Carbone e Marta Livio

Nel mio intervento, vorrei affrontare attraverso un caso clinico tratto dall'esperienza di Sportello d'ascolto, ledifficoltà che si possono sperimentare se, già da ragazzini si è costretti in un ruolo che, ovviamente inconsapevolmente ci si trova a giocare. Credo sia importante aggiungere, prima di raccontarvi la storia di Ettore, che il riferimento teorico è proprio la teoria dei ruoli progetto elaborata da Giulio Gasca. Il ruolo-progetto implica una finalità: ha cioè il compito di organizzare all'interno della nostra percezione del sé tutte quelle informazioni che dal mondo esterno vengono introiettate nel mondo interno. Tale processo è, in parte, inconscio nel senso che molte informazioni del “sé con gli altri”, del nostro mondo relazionale, sono “incorporate” in noi senza un effettiva consapevolezza. Si può affermare che alcuni messaggi o ruoli (cioè modi di vedere il mondo di percepirsi come esseri desideranti oppure le nostre aspirazioni, le nostre scelte ecc.) vengono trasmessi o proiettati in particolare dai genitori e dalle figure educative di riferimento, senza la consapevolezza di ciò che si sta trasmettendo.




La storia di Ettore

Ettore ed è arrivato a Torino da poco, prima viveva in un paese in Sicilia. Si è trasferito qui con la mamma e il papà è rimasto giù e lo vede di rado. Il padre in realtà è assente, nel senso che non si è occupato molto di lui e Ettore non lo vede spesso. Dopo il divorzio dei suoi genitori la mamma ha deciso di spostarsi a Torino dove ha avuto delle importanti proposte di lavoro e il papà sebbene ostile a questo cambiamento non ha fatto nulla per trovare un compromesso perché il figlio potesse vederlo più spesso. Per quanto il ruolo del padre in questo ultimo periodo si sia modificato in positivo vedendo i padri protagonisti nella crescita dei figli, spesso si verifica che dopo il divorzio il padri scompaiono a volte rifacendosi una famiglia. Ettore è arrivato da me perché mostra un grosso disagio, a scuola i professori sono preoccupati perché non sta mai fermo, infastidisce i compagni e quindi non ha amici, non riesce a concentrarsi. Anche la mamma è preoccupata perché lo vede sempre più agitato, irrequieto. La prima volta che viene da me si presenta in modo educato: è un ragazzino (in realtà fisicamente sembra ancora un bambino) molto carino gentile, un po' triste, ogni tanto gli vengono i lucciconi agli occhi raccontando di quando correva libero nei prati al suo paese. Noto subito un incredibile vivacità nei suoi occhi. A un certo punto gli chiedo come mai lo hanno chiamato Ettore, ma lui non mi sa rispondere. Qualche tempo dopo incontro la mamma di Ettore, la quale mi dice che suo figlio le ha raccontato qualcosa del colloquio che aveva avuto con me e soprattutto le ha detto che io avevo chiesto come mai si chiamava così. Ho chiesto alla mamma se glielo aveva spiegato ma lei disse di no non avevano avuto tempo, c'erano i compiti da fare, la cena e tutto il resto. Così le chiesi se voleva raccontarlo a me e la mamma mi raccontò che Ettore è il nome di un lontano parente “un po' strano” ma che a lei era molto simpatico e poi che proprio quando era incinta lavorava in una scuola elementare e seguiva come maestra di sostegno un bambino di nome ettore. Questo bambino era – disse- bellissimo con occhi profondissimi ma talmente birichino che tutti, le altre maestre e i suoi compagni lo odiavano. Solo lei riusciva a stare con lui, in realtà a lei questo bambino suscitava altri sentimenti, le piaceva lo trovava simpatico e divertente. La mamma sembrava proprio non accorgersi della similitudine di questo bambino con suo figlio. Questo episodio, credo sia significativo perché ci spiega cosa significa essere “incastrati” in un ruolo. Il nome di battesimo è un elemento molto importante perché ci dice tante cose sulla famiglia e sul progetto che i genitori o in questo caso un genitore ha su suo figlio. Adesso Ettore è riuscito ad esprimere questo suo disagio e a chiedere aiuto. da una parte i professori, io stessa e adesso anche altri si occuperanno di lui. Ettore in questo momento ha bisogno di essere guardato con altri occhi e potersi sperimentare anche in altri ruoli. E' come se ancora il vero Ettore non fosse nato, come se ci fosse bisogno di un ulteriore parto. E questo avverrà attraverso le persone che si occuperanno di lui, ma forse anche attraverso l'incontro con persone particolari, oppure libri particolari o film o ancora altro. Credo che in questo senso il connubio tra letteratura e psicologia sia fondamentale.

  Ognuno di noi ha bisogno di conoscere, sperimentare e vivere altri ruoli, oltre a quelli che è abituato a sperimentare. E ciò è possibile attraverso le relazioni che abbiamo con persone significative che incontriamo lungo il nostro percorso di vita che magari ci vedono in modo differente dai nostri genitori. In particolare in preadolescenza e in adolescenza si possono incontrare professori “speciali” oppure adulti di riferimento, ma la possibilità dell'incontro avviene anche attraverso le letture che noi facciamo, che i ragazzi fanno. I docenti hanno proprio il compito di facilitare l”incontro”. Ciascuno scrittore ed artista ha i propri temi, quello che abbiamo visto oggi rispetto a Svevo è proprio la difficoltà a crescere e a sganciarsi da quello che il padre aveva pensato di lui così come avevamo sentito dei nodi critici di Proust. Ogni scrittore attraverso la propria opera parla di sé in modo autentico e dà la possibilità a noi attraverso l'identificazione nei vari personaggi, che in fondo sono parte dell'autore stesso, di sperimentare altri ruoli e quindi di condividerne le emozioni. E' proprio attraverso la possibilità che ci è data di leggere e ascoltare storie che possiamo noi stessi raccontarci ed inventare la Nostra storia.  

“Un incontro a due:
occhi negli occhi volto nel volto,
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi e li metterò al posto dei miei e tu
coglierai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi
allora io ti guarderò coi tuoi occhi e tu mi guarderai coi miei”

Jacob Levi Moreno (Invito ad un incontro – 1914)'