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Il mito familiare

  Il Mito Familiare a cura della Dott.ssa Marta Livio


Ogni famiglia ha un proprio mito, che si genera nelle generazioni passate e che passa alle generazioni future integrandosi con l'identità di ciascun componente.

Il mito familiare fonda, in tal modo, i comportamenti, le abitudini, i valori attorno ai quali la famiglia è connessa. Non sempre il mito è cosciente o può essere identificato come tale dai componenti della famiglia, ma, a ben indagare, nei racconti, nei ricordi di nonni o parenti lontani si rintracciano sempre i fili di una narrazione che appartiene e che fonda la famiglia stessa. «il mito (familiare) può (…) essere concepito come una spiegazione e una legittimazione dei ruoli, delle immagini di sé e dell'esperienza condivisa dei membri di una famiglia. Esso funge da sostegno dell'identità familiare» (Anderson, D. Bagarozzi, 1988, p. 8).

Sulla stessa linea anche Andolfi (1987, p. 99) così definisce il mito familiare: «Il termine mito familiare si riferisce a una serie di credenze, abbastanza ben integrate e condivise da tutti i membri della famiglia, riguardanti ciascuno di essi e le loro posizioni reciproche all'interno della vita familiare(…). I miti familiari riposano quindi su fattori emotivi posti alla base delle attribuzioni di significato e utilizzano contenuti che hanno particolare rilevanza nel contesto sociale (…). Il mito trasmette (…) un codice che permette di produrre sapere dall'osservazione e dall'interpretazione del reale».

Una funzione molto importante del mito familiare, è quella di mantenere l'omeostasi nel gruppo sia esso il gruppo familiare (Anderson, Bagarozzi, 1988, p.9). «Steinglass ( Steinglass,1978) descrive il mito familiare come una sorta di
summa che ciascun individuo fa della propria storia familiare trasmessa di generazione in generazione. Il mito familiare è un miscuglio di realtà e di fantasia –scrive- che custodisce eventi e personaggi cruciali della storia familiare; una narrazione che include informazioni sui riti così come venivano celebrati dalle generazioni precedenti e rispetto  alla quale gli attuali membri della famiglia ricalcalcano ruoli “sanciti dalla tradizione”».

Steinglass qui mette l'accento sulla narrazione che ciascuno fa del proprio mito condiviso come se ognuno, in modo originale e unico, reinterpretasse il mito attraverso il racconto della propria vita e della propria storia. Ma questa narrazione si inserisce inevitabilmente in un canovaccio più ampio che comprende necessariamente altri racconti, che rappresentano la griglia della propria identità.

Ciascuno, quindi, può, all'interno del mito costruire la propria narrazione originale , ma se questo non avviena e la propria narrazione non trova spazio adeguato o al contrario la propria narrazione non riesce ad inserirsi all'interno del canovaccio del mito, può nascere un malessere anche profondo.

La proposta di Anderson e Bagarozzi è quella di usare il mito familiare  terapeuticamente come griglia per elaborare le tantissime informazioni che provengono dalla famiglia per, poi, aiutare i singoli componenti a trovare una collocazione individuale e originale all'interno del gruppo d'origine.
L'obiettivo di questo lavoro è, quindi, quello di agevolare il cambiamento e la crescita individuale.  

Nel setting terapeutico viene, però, perlopiù, sottolineato l'aspetto negativo del mito. É, d'altronde, importante sottolineare come la mitopoiesi familiare assolva anche funzioni positive e adattive. «Se il terapeuta  riconosce e accetta il valore che i miti rivestono per la famiglia (Anderson e Bagarozzi 1988)-, può accogliere anche la necessità di sopravvivenza ad essi legate e incoraggiare gli aspetti adattivi e funzionali dei miti, aiutando i membri della famiglia a rielaborare le proprie percezioni (copioni familiari) e modificare i comportamenti (rituali familiari) che appaiono incongrui rispetto alla situazione attuale».  

Riferimenti bibliografici:
 
Anderson S. A.,  Bagarozzi D., L'uso dei miti familiari nella terapia strategica, in Terapia familiare,  1988, n.25, p.5-22.
Andolfi M., Angelo C., Tempo e mito nella psicoterapia famigliare, Torino, Bollati Boringhieri, 1987.
Dolto F.,  Le parole dei bambini e l'adulto sordo, Milano, Mondadori, 1988 (ed. orig. La Cause des enfants, Paris, Laffont, 1985).
Steinglass P., The conceptualization of mariagge from a system theory perspective, in Paolino e Mc Crady, Mariage and marital terapy, New York, Brunner/Mazel, 1978.