Cerca

Iscriviti alla newsletter

Articoli>>Le capacità progettuali

Le capacità progettuali

a cura di Elisabetta Gabriele


Viene proposto il primo di una serie di articoli dedicati alla progettualità: desiderare, ideare, realizzare progetti, dai piccoli obiettivi quotidiani alle scelte a lungo termine. Cosa sono e come si sviluppano le capacità progettuali che utilizziamo per orientarci? 
Questo primo articolo si propone di descrivere la capacità degli adolescenti di rappresentarsi il futuro. 
Innanzitutto si prenderà in analisi la dimensione temporale, vedendo come la variabile tempo sia punto di partenza per riflettere sulla costruzione dell'identità; si cercherà, poi, di giungere ad una prima definizione delle capacità progettuali, approfondendo il tema dell'orientamento al futuro in adolescenza.


Aspetti cognitivi, relazionali ed affettivi delle capacità degli adolescenti di rappresentarsi il futuro: l'integrazione di differenti approcci teorici per una possibile definizione delle capacità progettuali
       Il tempo è una componente imprescindibile di ogni riflessione sulla persona in quanto presupposto, limite e orizzonte, vincolo e criterio di misura dell'esperienza (Rampazi, 1985; Belloni, Rampazi, 1989).

In primo luogo, il tempo è un limite, in quanto confine entro cui l'individuo può svilupparsi; in secondo luogo il tempo appare come un orizzonte all'interno del quale nasce e si sviluppa l'esperienza personale. Il fatto che la vita sia considerata unica, irripetibile e finita, diventa il dato a partire dal quale l'individuo incomincia ad interrogarsi sul significato che essa può e potrà assumere, su ciò che si vuole fare e diventare, alla luce delle possibilità che si possono scorgere. I percorsi di vita sono diversificati, seguono molteplici criteri e orientamenti; gli individui devono tenere conto di vincoli, passaggi obbligati o alternativi, finalizzati al raggiungimento di mete precise, più o meno lontane, oppure all'esplorazione fine a se stessa.

Rispetto alla molteplicità di significati assunti dal tempo nel vissuto individuale Rampazi (1985) afferma che esso appare al soggetto come una variabile che contribuisce a determinare la possibilità e la desiderabilità delle singole esperienze personali. Il tempo di vita, pur essendo percepito come una dimensione soggettiva, si viene concretamente a costruire attraverso un intrecciarsi di tempi sociali e tempi personali. I primi appaiono come un dato, da accettare o rifiutare, in base a scelte strettamente connesse all'identità. Sono queste stesse scelte di fondo ed il significato che le persone attribuiscono al proprio essere per se stessi e nel mondo, a determinare le caratteristiche dei tempi personali, che possono apparire come un residuo o come il nucleo centrale della temporalità biografica. Tempi sociali e tempi personali non necessariamente si configurano in modo dicotomico: nella misura in cui c'è coerenza fra ciò che si pensa, si vuole essere e fare, da un lato, e ruoli socialmente definiti e strutturati, dall'altro, non ci sarà percezione di grandi contrasti fra tempi sociali (tempi delle istituzioni) e tempi personali (del proprio essere biologico, affettivo, cognitivo).
La dimensione biografica della temporalità non può, quindi, essere esplorata prescindendo dalla complessa problematica dell'identità.

Rampazi (1985, 2002) osserva la sempre maggiore complessità sociale nel definire il concetto di incertezza biografica.
L'incertezza biografica è un tema centrale nella riflessione sociologica contemporanea sul tempo dei giovani poichè definisce una condizione che si va generalizzando al punto da proporsi come un dato normale dell'esperienza dei giovani.
In estrema sintesi, l'incertezza biografica è costituita dalle seguenti caratteristiche (Rampazi, 2005):

  • reversibilità delle scelte e loro relativo scollegamento da modelli di ruolo e di radicamento spaziale e territoriale consolidati, in una prospettiva di crescente flessibilità (e precarietà) dei percorsi professionali e personali;

  • enfatizzazione della dimensione del presente rispetto a un futuro sempre meno prevedibile e ad un passato che perde valore sotto la spinta dell'accelerazione dei tempi dell'agire; quest'ultimo aspetto provoca una perdita del significato delle scelte e delle conseguenti azioni individuali, poichè una "cultura dell'immediatezza" potenzialmente distrugge la ricchezza dell'accumulare esperienze;

  • dilatazione dei tempi di passaggio da una fase di vita all'altra in un gioco di anticipazioni e posticipazioni delle esperienze culturalmente associate a specifiche età della vita (finire gli studi, trovare lavoro, autonomia abitativa, relazione sentimentale stabile, avere figli, ecc.);

  • progressiva centralità della dimensione biografica individuale, associata al perdere valore di quella storico-istituzionale e del 'tempo lungo' posto a fondamento delle identificazioni collettive 'forti' del passato.

Senza una percezione sufficientemente chiara delle proprie capacità e potenzialità e senza la consapevolezza di una continuità fra il passato, il presente e il futuro personali, non è possibile per il soggetto, e per l'adolescente in particolare, identificarsi in una chiara immagine di sé nel presente o rappresentarsi un'immagine futura di sé. Nello stesso tempo queste immagini devono man mano trovare una coerenza rispetto all'immagine che gli altri, significativi per l'adolescente, hanno di lui; inoltre la conferma sociale dipende, a sua volta, dalla coincidenza fra identità personale e identità di gruppo. In altri termini, dipende dalla possibilità di individuare una continuità tra il proprio passato, presente e futuro e quelli del gruppo o della collettività in cui si proietta la propria azione futura. Ciò presuppone un certo grado di conoscenza di questa realtà e la possibilità di trarre da questi elementi cognitivi degli orientamenti sicuri per la propria condotta sociale.

Gli orientamenti di cui gli adolescenti sentono l'esigenza devono essere tali da produrre un senso di fiducia nei confronti di qualche idea o personaggio in cui identificarsi ed al cui servizio porre la propria attività. La scelta temporanea di accettare un'uniformità interna al gruppo dei pari, accompagnata spesso da fenomeni d'intolleranza verso tutto ciò che è estraneo, è una forma di difesa contro la dispersione dell'identità. In altri termini, l'adesione incondizionata ad un'identità di gruppo diventa un temporaneo surrogato con la funzione di placare l'angoscia derivante dall'incapacità di orientarsi nella realtà sociale per compiere delle scelte di vita.

Compito della società è di fornire gli strumenti cognitivi che consentano al giovane di ottenere un'immagine sufficientemente trasparente della realtà entro cui dare concretezza ai propri progetti ed offrire valide motivazioni, in termini di valori, che orientino e giustifichino l'assunzione di ruoli adulti (Rampazi, 1985).


Dal concetto di prospettiva temporale futura a quello di capacità progettuali: la dimensione progettuale nella costruzione dell'identità

  I sogni, intesi come desideri, sono la linfa vitale dei prgetti e il loro punto di partenza, per questo è importante averne cura e stimolare la propria creatività.

Nella letteratura psicologica è stato così definito il concetto di orizzonte o prospettiva temporale: “... consiste ... nel vissuto psicologico della persona che, vivendo nel presente, è in grado di avere rappresentazioni del passato e del futuro, che dirigono il suo comportamento nel senso che un'azione è determinata non solo dalla situazione presente, ma anche dalle aspettative per il futuro e dalle esperienze passate” (Palmonari, Carugati, Ricci Bitti, Sarchielli, 1979, p.242). Questa definizione introduce il problema del collegamento fra le tre componenti della prospettiva temporale: passato, presente e futuro. Esse non si strutturano nel vissuto individuale sulla base di una rigida scansione cronologica, l'individuo può concepire il proprio tempo biografico come maggiormente orientato al futuro, al presente o al passato. Questa strutturazione è il prodotto di un intrecciarsi di fattori che hanno origine nell'esperienza passata, nel modo di vivere il presente e nelle attese per il futuro. Il fatto stesso di avere o meno delle aspettative, ed il carattere che esse assumono, determina il peso relativo del futuro in rapporto alle altre due componenti ed anche il significato particolare che può assumere l'agire o semplicemente l'essere nel presente (Rampazi, 1985). Il tempo non è solo un fenomeno oggettivo, connesso alla cadenza dei processi naturali (il tempo astronomico), né soltanto una dimensione psicologica soggettiva, legata alla memoria e al vissuto personali, ma anche il prodotto di rappresentazioni e aspettative sociali (Crespi, 2005).
Hoornaert (1973), raccogliendo diversi studi empirici sulla prospettiva temporale, ne distingue i seguenti aspetti formali:

  • l'atteggiamento verso il tempo e verso le fasi temporali dell'esperienza individuale che può assumere polarità positive o negative, ottimistiche o pessimistiche: ad esempio il soggetto può essere soddisfatto del proprio passato e vedere in esso un modello costruttivo per il presente e per il futuro;

  • la direzione della prospettiva temporale che si riferisce all'orientamento preferenziale per le diverse fasi temporali: un soggetto può, quindi, essere più orientato verso il passato, verso il presente o al futuro;

  • la densità che corrisponde alla quantità di contenuti cognitivi che vengono collocati nelle diverse fasi della prospettiva temporale;

  • l'estensione (o profondità) della prospettiva temporale che rappresenta l'ampiezza dell'arco temporale concettualizzato dal soggetto;

  • la collocazione nel tempo dei differenti contenuti cognitivi;

  • la coerenza, cioè il grado di organizzazione e articolazione degli eventi accaduti o che accadranno che esprime il legame tra gli eventi ed è in stretto rapporto con il grado di possibili attualizzazione delle aspettative.

La sistematizzazione proposta da Hoornaert è stata discussa e arricchita da altri autori, in particolare per quanto concerne la prospettiva temporale futura. I contributi degli ultimi decenni hanno soprattutto evidenziato una contrapposizione tra chi concepisce la rappresentazione del futuro in modo globale, unidimensionale, e chi propende per una visione articolata, multidimensionale. Un sommario bilancio delle numerose ricerche sulla prospettiva temporale non permette di prendere una posizione definitiva anche perché l'eterogeneità dei modelli di ricerca e delle tecniche di rilevazione non consentono una comparazione dei risultati; appaiono comunque legittimi i dubbi sull'unidimensionalità della prospettiva temporale (Ricci Bitti, 1997). Senza pretese definitive, tra le ricerche recenti vale la pena di confrontarsi con i risultati di un'indagine nazionale (Crespi, 2005) sulle nuove rappresentazioni e modalità d'uso del tempo nella nostra società, in particolare tra le giovani generazioni, poichè mostrano come l'esperienza attuale del tempo sembri caratterizzata dalla scomparsa del futuro: si fanno meno progetti, si hanno meno speranze, si pone l'accento sul presente, si vive "alla giornata". Tutto ciò ha conseguenze di grande rilievo sul piano individuale e sociale, sia nel tenere in considerazione il funzionamento psicologico dell'orientamento al futuro che nel valutare le risorse a disposizione per mettere a frutto le capacità progettuali come individui e come comunità.

L'orientamento al futuro della prospettiva temporale può estendersi in misura diversa rispetto a differenti ambiti e interessi degli individui: i compiti di sviluppo propri di ogni età, i vincoli sociali, i percorsi seguiti all'interno delle istituzioni concorrono ad influenzare la definizione degli obiettivi personali (Nurmi, 1991)

La capacità di pianificare le proprie azioni è possibile grazie allo sviluppo cognitivo, che consente all'individuo di considerare una dimensione temporale sempre più ampia e non limitata al presente. La prospettiva temporale, soprattutto nella sua dimensione futura, riveste un'importanza fondamentale: le nozioni di anticipazione e di aspettativa, infatti, rappresentano l'indice di un costante orientamento di ogni individuo verso il suo futuro (Palmonari, 1997).

Diverse sono le dimensioni che a vario titolo intervengono nella costruzione della rappresentazione del futuro:

  1. i contenuti cognitivi ed affettivi relativi alle speranze e paure riferite al futuro;

  2. l'estensione temporale, ossia l'ampiezza dell'arco temporale del soggetto;

  3. il livello di controllo che il soggetto ritiene di avere in merito alla realizzabilità dell'evento, ovvero quanto un soggetto considera se stesso capace di determinare il corso degli eventi previsti;

  4. la valutazione della realizzabilità dell'evento, ossia il grado di realtà della prospettiva temporale, l'adolescente si trova infatti nella necessità di operare delle scelte che lo obbligano a precisare progetti concernenti sé quale futuro adulto, e quindi a prendere in considerazione non solo le proprie aspirazioni, ma anche la probabilità di realizzazione delle stesse, probabilità che è legata ad una conoscenza delle condizioni esterne e del contesto in cui il progetto si deve realizzare
    (Ricci Bitti,1997).

Nurmi (1994) evidenzia tre componenti principali dell'orientamento al futuro: motivazione, pianificazione e valutazione. La motivazione si riferisce a quali interessi le persone hanno per il futuro; la pianificazione si riferisce al modo in cui le persone progettano la realizzazione dei loro interessi; la valutazione si riferisce infine alla misura in cui ci si aspetta che i propri desideri si possano realizzare.

L'orientamento al futuro può anche essere descritto come processo a tre fasi, a partire dagli schemi mentali che l'individuo ha relativamente al suo avvenire, e sulla base del previsto sviluppo del ciclo di vita individuale. In una prima fase, le persone stabiliscono i loro obiettivi; successivamente, progettano la loro vita al fine di realizzare tali obiettivi; infine, valutano le possibilità di realizzazione dei loro progetti.

La definizione degli obiettivi per il futuro e la formazione dei progetti si strutturano in parte in base alle esigenze individuali e in parte secondo gli obiettivi che la struttura sociale propone, cosicché fattori individuali e sociali interagiscono fra loro nell'orientamento al futuro.

Per Nuttin (1980) l'intreccio fra fattori motivazionali e fattori cognitivi è alla base dello sviluppo della prospettiva temporale. I fattori motivazionali determinano l'orientamento dell'organismo verso il futuro, il significato di quest'ultimo è dato, però, dall'elaborazione degli elementi cognitivi in progetti e piani. L'insieme dei progetti, dei bisogni e delle motivazioni costituisce la prospettiva temporale futura.

Il modo in cui un soggetto manifesta la prospettiva che ha sul futuro è leggibile generalmente nella sua capacità di elaborare progetti. La categoria della progettualità viene, infatti, utilizzata in molte ricerche per analizzare la prospettiva temporale futura, il concetto di progetto o progettualità assume una posizione centrale nello studio delle dimensioni temporali (Belloni e Rampazi, 1989).

Cavalli (1985) ritiene che la capacità di proiettarsi nel futuro sia strettamente legata alla capacità di azione da parte dei soggetti, e conseguentemente alle modalità di espressione del loro vissuto quotidiano. Non è che l'esistenza di un progetto ponga l'esistenza del futuro, ma indubbiamente la diversa attitudine da parte dei soggetti a formularne esprime le modalità con cui il futuro stesso si configura.

Sono quindi l'esistenza-inesistenza di un progetto e la sua configurazione i principali indicatori della prospettiva temporale futura di un individuo. Infatti, quando in assenza di una progettualità dichiarata e individuabile, il futuro non rappresenta, se non una dimensione esclusivamente di sfondo, il principale orientatole dell'azione diventa la presenzialità dilatata del presente (Leccardi, 1985).

Alla luce di quanto esposto è evidente che l'orientamento al futuro è un costrutto complesso, multidimensionale e dinamico in cui fattori individuali e sociali interagiscono fra loro.

Possiamo concludere che le capacità progettuali consistono allora nelle diverse abilità implicate nell'ideazione, elaborazione ed eventuale realizzazione di progetti. Tali abilità non possono essere enumerate e definite in modo risolutivo in quanto attengono ad un costrutto multidimensionale in cui molteplici fattori intervengono a caratterizzare il particolare orientamento al futuro di ciascun individuo.


Orientamento al futuro e adolescenza

  La dimensione della progettazione del futuro assume in adolescenza una particolare rilevanza.


 L'adolescenza rappresenta per l'individuo un momento di transizione caratterizzato da molti eventi significativi per il soggetto, che lo inducono a modificare, aggiustare e riconsiderare gli scopi della sua esistenza, i suoi stili comportamentali, i suoi modelli di riferimento (Ricci Bitti, 1997). L'adolescente è chiamato a prendere decisioni e a fronteggiare nuove richieste che provengono dal contesto sociale e familiare, dando così un orientamento alla sua futura vita adulta (Petersen, Crouter, Wilson, 1988). Gli adolescenti, esplorando le opportunità future, fanno fronte al principale compito di sviluppo che è la formazione dell'identità (Erickson, 1968) che è stata, infatti, definita in termini di impegno ed esplorazione di interessi futuri (Marcia, 1980; Bosma, 1985).

La pianificazione del futuro durante l'adolescenza è particolarmente incoraggiata dal contesto culturale e sociale (genitori, insegnanti, amici, media ecc.), ed è considerata uno dei compiti con cui l'adolescente deve confrontarsi.

Non è possibile comprendere il significato che assumono speranze e paure circa il futuro indipendentemente dal contesto socioculturale in cui si sviluppa l'identità. Il contesto sociale propone e regola l'orientamento attraverso la mediazione delle persone significative per I'adolescente, le quali contribuiscono anche a delineare il suo sviluppo personale e relazionale. Prendere in esame l'orientamento al futuro significa quindi analizzare l'insieme di relazioni che definiscono il contesto in cui l'adolescente è chiamato a costruire il suo progetto.

La famiglia riveste un ruolo cruciale durante l'adolescenza (Scabini, 1995) e influenza il modo in cui gli adolescenti progettano e pensano il proprio futuro, divenendo punto di riferimento per le decisioni importanti che l'adolescente è chiamato a compiere. In particolare, essa esercita un forte influsso sulle aspettative dell'adolescente relative al futuro scolastico e professionale (Ardone, 1999). In una recente ricerca, condotta su un campione italiano (Rosnati, 1995) è emerso che soprattutto le madri influiscono sui progetti futuri di maschi e femmine. Nello specifico, le madri non giocano un ruolo centrale solo nelle relazioni familiari, ma assumono anche la funzione di socializzazione e trasmissione delle norme e dei valori, compito invece tradizionalmente attribuito al ruolo paterno (Manganelli, Rattazzi, Capozza, 1993; Rosnati, 1995).

Particolarmente rilevante risulta essere la funzione di orientamento esercitata dai genitori, soprattutto in questo periodo della vita nel quale l'adolescente si trova a dover scegliere fra una gamma molto vasta di esperienze possibili. Come già osservato, l'adolescente può ritrovarsi in una condizione di dubbio, d'incertezza, legata al fatto che non è sempre immediatamente disponibile un criterio per il quale un'esperienza debba essere preferibile ad un'altra. I modelli che sono alla base delle aspettative di ruolo nel mondo adulto sono accessibili solo formalmente e ciò determina nell'adolescente una confusione tra mete ideali e mete reali (Lewin, 1951). L'incertezza è accentuata da una corrispondente mancanza di chiarezza sui mezzi necessari per conseguire gli obiettivi, una volta che questi sono stati definiti (Rampazi, 1985). In passato, gli adolescenti erano posti di fronte ad una serie di divieti, vincoli, opportunità limitate (Fabbrini, Melucci, 1992) che condizionavano la loro vita ma che al tempo stesso consentivano di discernere con più facilità ciò che era permesso da ciò che era vietato. Oggi l'adolescente è chiamato a scegliere in prima persona e ad affrontare da solo la consapevolezza del limite che deriva da ogni scelta (Ricci Bitti, 1997).

Oggi si parla sempre più spesso di famiglia lunga (Scabini, 1985; 1995) riferendosi al prolungamento della vita in famiglia; da una parte questo consente ai ragazzi di provare sempre nuove esperienze all'interno di un contesto protetto, dall'altra induce a posticipare scelte cruciali. Scegliere implica prendere una decisione e ciò richiede una capacità di rinuncia e distacco da ciò che si lascia e una corrispondente capacità di tolleranza della perdita. Per tale ragione i giovani, oggi, richiedono più tempo per valutare le decisioni da prendere e allo stesso tempo si rappresentano la scelta come reversibile e richiedono perciò la possibilità di tornare indietro sulle proprie decisioni (Scabini, Cigoli, 1997).

Ovviamente, finché non si ha un lavoro che offra concrete e stabili prospettive di autonomia dalla famiglia d'origine e qualche forma di riconoscimento sociale, si fa fatica a pensare di cercare casa, stabilizzare il rapporto di coppia, avere dei figli. Meno ovvio è il disagio spiazzante dovuto dal non sapere se e quando si potrà iniziare a realizzare questi progetti. In questa condizione d'attesa ci sono anche dei "vantaggi": la famiglia d'origine garantisce la sopravvivenza e una sostanziale de-responsabilizzazione che consente di sperimentare la molteplicità di percorsi, relazioni, interessi, che l'universo culturale contemporaneo propone come possibili.
Purtroppo in questo modo, si è socialmente “invisibili” (Diamanti, 1999) e, a lungo andare, tale invisibilità mette in dubbio il riconoscimento, può tradursi in un senso di perdita angosciante esplicitato dagli stessi adolescenti: “il tempo vola e io sono sempre qui: rischio di mancare all'appuntamento con tutte le tappe importanti della vita” (Rampazi, 2005).

L'incertezza per il proprio futuro lavorativo e per il riconoscimento sociale ad esso collegato, può tradursi in un vissuto di precarietà, potenzialmente paralizzante ai fini della costruzione di sé nel tempo e in prospettiva. In questo senso l'uomo flessibile di Sennett è prigioniero di una sorta di paralisi temporale, appiattito su un quotidiano, talvolta caratterizzato da un iperattivismo frenetico, ma privo di significato per la biografia.
Questa lettura, tuttavia, non è l'unica possibile. Rampazi (2005) suggerisce il concetto di provvisorietà poichè da un lato, evoca il fenomeno di sradicamento e disagio identitario, dall'altro, la non-fissazione implicita nell'idea di provvisorietà, rimanda alla possibile autonomia del soggetto favorita dal processo di individuazione.


Potrebbero interessarti anche
Dalla precarietà alla possibilità nei gruppi con gli adolescenti
Gli adolescenti sono responsabili?
Quando rivolgersi allo psicologo per un adolescente in crisi?

BIBLIOGRAFIA

Ardone, R., (1999) (a cura di). Adolescenti e generazioni adulte. Percorsi relazionali nel contesto familiare e scolastico. Edizioni Unicopli, Milano.
Belloni, M.C., Rampazi, M., (1989) (a cura di). Tempo, spazio, attore sociale. Tredici saggi per discuterne. Franco Angeli, Milano.
Bosma, H.A., (1985) Identity development in adolescence. Coping with commitments. Rijksuniversiteit Te Groningen, Groningen.
Cavalli, A., (1985) (a cura di). Il tempo dei giovani. Il Mulino, Bologna.
Crespi, F., (2005) (a cura di). Tempo vola. Il Mulino, Bologna.
Diamanti, I., (1999) (a cura di). La generazione invisibile. Inchiesta sui giovani del nostro tempo. Il Sole 24 ORE, Milano.
Erikson, E., (1968). Identity, youth and crisis. Norton, New York. (Trad. It. Gioventù e crisi di identità. Armando Editore, Roma).

Fabbrini, A., Melucci, A., (1992). L'età dell'oro. Feltrinelli, Milano.
Gabriele, E., (2005). Il ruolo dell'insegnante nello sviluppo delle capacità progettuali degli adolescenti (Tesi di laurea). Università degli Studi di Torino. Facoltà di Psicologia.
Hoornaert, J. (1973). Time perspective: Theoretical and methodological considerations. In Psychologica Belgica, n. 13.
Leccardi, C., (1985). Il tempo della quotidianità. In Cavalli, A., (a cura di). Il tempo dei giovani. Il Mulino, Bologna.

Lewin, K., (1951). Field theory in social science. Harper & Row, New York. (Trad. It. Teoria e sperimentazione in psicologia sociale. Il Mulino, Bologna).
Marcia, J.E., (1980). Identity in adolescence. In Adelson, J. Handbook of adolescent psychology. John Wiley&Sons, New York.
Manganelli Rattazzi, A.M., Capozza, D., (1993). Aspettative giovanili di istruzione e occupazione all'inizio degli anni '90. In Bimbi, F., (a cura di). Primo rapporto di ricerca sulla condizione della donna in Veneto. Franco Angeli, Milano.

Nicolini, P., (1999). Che pensi di te stesso? Le autopresentazioni degli adolescenti. Franco Angeli, Milano.
Nurmi, J.E., (1991). How do adolescents see their future? Areview of development of future orientation and planning. In Developmental Review, n.11.
Nurmi, J.E., (1994). The development of future-orientation in a life-span context. In Zaleski, Z. Psychology of future orientation. Catholic University of Lublin, Faculty of Social Sciences, Lublin.
Nuttin, J., (1980). Thèorie de la motivation humaine. Du besoine au projet d'action. Presses Universitaires de France, Paris (Trad.It. Teoria della motivazione umana. Dal bisogno alla progettazione. Armando Editore, Roma).
Palmonari, A., Carugati, F., Ricci Bitti, P.E., Sarchielli, G., (1979). Identità imperfette. Il Mulino, Bologna.

Palmonari, A., (1997) (a cura di). Psicologia dell'adolescenza. Il Mulino, Bologna.
Petersen, A.C., Crouter, A.C., Wilson, J., (1988). Heterosexsual behaviour and sexuality among normal young adolescents. In Levine, M.D., McAnarney, E.R. Early adolescent transitions. Lexington Books, Lexington.
Rampazi, M., (1985). Il tempo biografico. In Cavalli, A., (a cura di). Il tempo dei giovani. II Mulino, Bologna.
Rampazi, M., (2002) a cura di. L'incertezza quotidiana. Guerini, Milano.
Rampazi (2005), La costruzione della durata negli spazi del quotidiano, in F. Crespi, Tempo vola, cit.
Ricci Bitti, P.E., Caterina, R. (1992). Elementi di cambiamento nell'esperienza temporale di adolescenti e giovani. In Rivista di Psicologia, 77.
Ricci Bitti, P.E., (1997). Organizzare la vita quotidiana e progettare il futuro: l'esperienza temporale di adolescenti e giovani. In Palmonari, A., (a cura di). Psicologia dell'adolescenza. Il Mulino, Bologna.
Rosnati, R., (1995). Adolescenti e aspettative per il futuro: una prospettiva familiare. In Carrà, E., Marta, E. (a cura di). Le relazioni familiari in adolescenza. Franco Angeli, Milano.
Scabini, E., (1985). L'organizzazione della famiglia tra crisi e sviluppo. Franco Angeli, Milano.
Scabini, E., (1995). Psicologia sociale della famiglia. Bollati Boringhìeri, Torino.
Scabini, E., Cigoli, V., (1997). Young adult families. An evolutionary slowdown or a brekdown in the generational transition? In Journal of Family Issues, n.18.
Sennett, R., (1999). L'uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale. Feltrinelli, Milano.